Miniesercizio – 73


Anche oggi vi proponiamo il Miniesercizio!
Questo tipo di esercizio ha l’ambizione di sviluppare la fantasia dello scrittore attraverso un approccio visivo di tipo statico, appunto una fotografia.
L’aspetto di osservazione è fondamentale in quanto bisogna essere in grado di raccontare ciò che si vede a qualcuno che appunto non vede quel che guardate voi. E non è semplice farlo in modo originale e credibile.
Inoltre con i tre parametri definiti ogni volta diversi proponiamo una “confusione” mentale che può far scaturire una storia che non immaginavate neanche di poter pensare.
Per concludere il limite di parole, che vi obbliga a non dilungarvi in concetti relativamente inutili o ripetitivi e a concentrarvi su un buon contenuto.
Inventate una storia tra le 10 e le 200 parole avendo a disposizione:
– Un ufficio
– Una persona che non fa altro che lamentarsi
– Una gonna
– La foto seguente
compleanno

 Scrivete la vostra storia qui sotto nei commenti! Buon divertimento!

 

Invitate i vostri amici su scriverecreativo.wordpress.com!

8 pensieri su “Miniesercizio – 73

  1. Cosa avrà da lamentarsi Gisella? Ha sempre qualcosa da ridere su Caterina. Ma Caterina è la perfezione, cosa vuoi trovarle di fuori posto? Al limite la gonna che tira giù con tutta l’energia delle sue braccia abbronzate. La gonna non sta mai al suo posto e io sudo. Sudo perché è caldo, sudo perché mi scalda, sto fresco se penso che possa notarmi. L’unico contatto fisico è stato un bacio sulle sue guance color rosa cipria. Tutti l’abbiamo baciata, anche Gisella. Avrebbe fatto la figura di quella acida, invidiosa della più bella dell’ufficio. Auguri! Un bacio! Auguri! Un bacio! Auguri! Un bacio, quacuno pure due per uno. Ho smesso di contare I baci, ma le candeline? Qualcosa non torna. Gisella ha fatto mettere quarantatre candeline, ma Caterina non ne aveva trentasette?

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  2. rieccomi pronto alla nuova sfida. Lunedì 28 maggio sarà sul mio blog

    In ufficio Flavia stava male. Un lamento continuo. Non c’era nulla che potesse darle pace. Il computer che era lento. La collega Cecilia che era troppo invadente. Il capo che non la considerava. Insomma ne aveva con tutti.
    La giornata non era cominciata bene eppure doveva essere ben diversa. Era arrivata in ritardo perché il treno era stato soppresso. Il capo le aveva fatto una bella filippica perché non si impegnava adeguatamente. Arrivava in ritardo e andava via presto.
    «Flavia!»
    Era la voce odiosa del capo che la chiamava. Si alzò dalla sedia di colpo e successe il patatrac. La gonna si era impigliata nel bracciolo e lei diede uno strappo violento per districarla con esiti infausti. Rimase con la camicetta bianca e mutandine nere. La gonna di cotone blu penzolava come un ridicolo trofeo sulla poltrona.
    Flavia ebbe una crisi di nervi, mentre tentava inutilmente di coprire le nudità. Si mise a piangere disperatamente con il petto che si alzava e si abbassava come un mantice.
    Era lì impotente con la voce del capo che urlava quando irruppero nell’ufficio gli altri colleghi.
    «Buon Compleanno, Flavia!» e deposero sul suo tavolo un gelato con in cima uno stelo scintillante.

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