Esercizio di scrittura creativa 104


 

Ecco il vostro esercizio settimanale!

Osservate la seguente immagine e raccontate in massimo 500 parole gli eventi precedenti a ciò che accade nell’immagine.

Cattura

Autore del disegno: Little Elle

Svolgete nei commenti oppure sul vostro blog!

20 pensieri su “Esercizio di scrittura creativa 104

  1. Sono giorni che la seguo.
    Stamani mentre camminavo l’ho vista! E’ entrata al bar forse a prendere il caffè…o forse ad incontrare qualcuno?
    Non lo so, m’è preso il panico. D’un tratto mi son chiesto che ci facevo lì, in mezzo alla strada come un vecchio rimbambito.
    Eppure non riuscivo a non guardare l’ingresso.
    Aspettavo.
    Intanto il traffico aumentava e degli operai arrivarono per … il tombino!
    Hanno levato il tombino…ed io ci son cascato 😦

    Controllato voi per favore l’ingresso del bar?
    (ah…lei è vestita di bianco e blu, una borsa e scarpe rosse! occhio, non fatela scappare io torno subito .forse)

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  2. L’immagine di lei, nei ricordi di Thomas era ancora vivida. La sognava spesso mentre lo guardava con aria malinconica e quando provava a toccarla si svegliava di botto, portato via da quel sogno in cui lei era ancora viva.
    Di giorno Thomas stava tutto il tempo seduto su una poltrona a pensare, depresso e deluso dalla vita che gli aveva portato via tutto. E piangeva, piangeva fino a quando, esausto, non si addormentava. Aveva più volte cercato di farla finita ma non riusciva proprio a morire. Non riusciva ad andarsene d a questo mondo maledetto. E nei sogni, la mente vagava per meandri oscuri e facendo un passo nel vuoto. Cadeva, cadeva sempre più giù, in un pozzo senza fondo.

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  3. Ogni volta. Ogni maledetta volta. O inciampavo nelle stringhe e volavo dal viadotto, o lottavo con un’ombra che mi spingeva dal balcone, o mi lanciavo col paracadute che non si apriva. La stessa sensazione di mancanza di respiro , compressione, tragedia. Poi il risveglio stranito, ansimante, col terrore di ricominciare.

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  4. Arrivarono puntuali, erano lì tutti in tiro all’ingresso dell’albergo, era l’ultima serata, la discoteca non era distante secondo google maps, mancava solo Alberto, all’improvviso sentirono urlare, tutti guardavano in alto, loro non fecero in tempo, lo videro a due passi dal suolo a braccia e gambe aperte, poco prima di schiantarsi in una pozza

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  5. Era così immerso nei suoi ricordi di infanzia, confusi e spigolosi, da non accorgersi che un buio tetro proveniva dal fondo della sua anima. Su quella strada sconnessa faticava a riconoscere le paure che, l’una sempre più accalcata all’altra, gli apparivano come dossi, buche, curve improvvise. E fu su una di queste che una folata di vento gelido lo investì, precipitandolo allarmato in una gola da cui poteva sentire l’eco del suo grido strozzato in una smorfia.

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  6. Buongiorno 🙂

    La fitta foresta era un percorso a ostacoli: alberi secolari, dalle grosse radici, fuoriuscivano dal terreno scosceso intralciando il suo passaggio. Era necessario badare a dove appoggiare i piedi per non inciampare e rischiare di finire come un topo in trappola. Il buio e la nebbia mettevano le sue capacità di orientamento a dura prova, ma non poteva fermarsi. Doveva raggiungere la collina di Baki Asil prima dell’alba, piantare la sua bandiera e dimostrare così, ai membri della confraternita, di essere all’altezza di farne parte. Mentre correva, sentiva l’eco di passi pesanti rimbombare alle sue spalle, eppure, ogni volta che si voltava a guardare, non c’erano altro che ombre sinistre. Un rumore improvviso lo fece trasalire; un piede in fallo e scivolò in un dirupo, sempre più giù, più in basso, in quello che credeva un vuoto senza fine. Ma il fondo arrivò: duro, freddo, cupo. Aprì gli occhi e sforzò lo sguardo a percorrere l’alta parete scura fino in cima. Una superficie senza luci occludeva la vista. Si sollevò dal pavimento ancora stralunato e si massaggiò con una mano il fondoschiena dolorante; poi, sbadigliando ritornò a letto.

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  7. Amavo arrampicarmi su per quei sentieri impervi. Mi ero attrezzato per farlo, avevo comprato gli scarponcini da trekking, i lunghi bastoni di alluminio e un bel cappello a larghe falde sul quale appuntavo piccole spille. Era diventata un’abitudine ormai; ogni settimana sceglievo un itinerario all’interno di un parco naturale o un sentiero ferrato sulle Dolomiti. Compravo la guida e calcolavo il tempo che avrei impiegato percorrendo la pista. Avevo imparato ad apprezzare anche la solitudine di queste uscite, il fatto che nessuno mi indicasse la via e la libertà di non dover discutere, erano diventate impagabili. Purtroppo gli amici ben presto vennero a sapere del mio personalissimo ed intimo passatempo, e come accade normalmente in questi casi, cominciarono ad insistere e pressare fino a che non acconsentii ad averli come compagni il week end successivo. Subito dopo aver commesso tale leggerezza, avrei voluto scivolare e fami male quel tanto che sarebbe bastato a rimandare l’impegno preso, ma ormai era fatta. Venne il sabato e i miei amici ed io, dopo aver stivato ben bene il baule dell’auto, partimmo alla volta del rifugio alpino. Tutto andò per il meglio fino a quando non cominciò la vera e propria salita. Da qui in poi, le lamentele per la scarsità d’acqua, la nenia “cazzo che fatica, cazzo che fatica”, e il continuo rinfacciarsi l’aver dimenticato questo o quello, mi fece letteralmente dare di matto. Presi a fare degli urli da far fuggir tutti gli scoiattoli e gli uccelli, mentre, come un indemoniato saltavo da una parte all’altra del bosco. Ad un certo punto mi resi conto che dietro al cespuglio dove ero saltato, non c’era più il rassicurante sentiero da calpestare, ma c’era il vuoto, il nulla. Quindi, finalmente non sentivo più il noioso vociare dei ragazzi, e, allo stesso tempo stavo precipitando di schiena, senza rendermi conto di quanto mancasse al tonfo. Decisi allora che avrei atteso l’atterraggio senza cercare di girarmi come avrebbe fatto un gatto… forse laggiù c’era un deposito di gomma piuma, perché no?

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  8. Da tre giorni camminava disperato cercando conforto per quei pensieri che continuavano a rincorrerlo. Tutto diventò nebuloso, la sua testa girava vorticosamente… così improvvisamente si ritrovò a precipitare in un tunnel senza fine avvolto dalla sua stessa ombra. “Cosa accadrà?” pensò… e una luce abbagliante colpì i suoi occhi, adesso era pronto per un nuovo viaggio.

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  9. La giornata era cominciata male! Quel mal di testa…lo martellava in continuazione, quel chiodo fisso si era conficcato nei suoi pensieri e la pioggia di settembre aumentava quel senso di smarrimento misto a confusione…Uscì per una passeggiata ma, ad un certo punto, le scarpe scivolarono sul selciato bagnato. Si ritrovò a precipitare…chiuse gli occhi, l’ultima immagine, la sua ombra.

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  10. Sto correndo a perdifiato, e’ notte fonda. La strada ghiacciata e’ un luna-park di luci. Il freddo mi sale sale altre narici come punture di aghi. Suo che devo fare presto, la sua vita è in pericolo.. La testa mi si riempie di pensieri, lei è la e ha bisogno di me. Tutto ad un tratto mi sento leggero, il freddo non mi punge più il naso, il panorama intorno a me fugge, come rapito,e il celo che prima stava sopra di me, all’improvviso e’ l’unica immagine che si stampa nella mia mente. La botta forte alla schiena mi riporta alla realtà, sona terra.. La forte botta alla schiena mi riporta alla realtà immediatamente.. Ma non ce tempo per leccarsi le ferite devo alzarmi.. Devo continuare a correre.. Lei è la e ha bisogno di me..

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  11. Forza dobbiamo mettercela tutta per vincere la partita. Così l’allenatore esordì nello spogliatoio per caricare i giocatori. Fu allora che ogni singolo partecipante si fece in quattro per riuscire a correre più veloce dell’avversario per tagliare il traguardo e finalmente ecco il momento della premiazione: tutti pronti per la consegna della medaglia ma una buccia di banana sul campo impedì al vincitore di salire sul podio! Presce uno scivolone memorabile! Alzatosi da terra facendo finta di niente tra risate e preoccupazioni per l’accaduto … Fu premiato a terra.. comunque una medaglia e’ sempre un merito!! Dolorante ma contento il piccolo Willy andò a casa soddisfatto.

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