Miniesercizio 4


Ecco un nuovo miniesercizio per voi!

Osservate la seguente immagine

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Come al solito 100 parole da usare.

So che questa volta non è semplice, lo spunto è “scarno” e ci vuole molta fantasia.

Unica richiesta: un racconto con personaggi solo femminili.

Buon divertimento!

12 pensieri su “Miniesercizio 4

  1. Questa impalcatura, davanti al negozio del mio parrucchiere, mi da proprio fastidio! Non mi piace passare sotto i ponteggi, però un vantaggio c’è: gli operai mi lanciano fischi di ammirazione, ed io che di solito non sono mai presa in considerazione dai miei amici, mi sento una “bonazza ,gnocca, strafiga, mentre in realtà ,rispetto a Giulia e Maria e Francesca e molte altre…. sono una lattina e mezza d’altezza, e larga un metro circa. Praticamente un comodino.

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  2. – Pronto? Lorella, andiamo al supermercato!
    – Non devo comprare nulla!
    – Allora? Io ho da prendere un rossetto. Passo da casa tua.
    Dieci minuti dopo, Maria arriva a casa di Lorella.
    – Come va? Sei sempre senza?
    – Sì.
    – Se non ti fai vedere, cosa pretendi, di trovarli su Ebay? Chi non mostra non vende!
    – Un incontro alla Coop?
    – Chissà, prova!
    Le strizza l’occhio, si avviano, sul marciapiede una impalcatura con tunnel.
    – Mamma mia! I lavori in corso!
    – Anche se sei un po’ grassa, non sei mica una portaerei, tu ci passi a corsa!

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  3. “perfetto, serrò questo bullone e ho finito” finalmente il ponteggio e’ pronto. Domani la squadra può cominciate a lavorare.. ” signore.. Signore scusi.” _da giù in strada una signora sulla quarantina, molto elegante, con al guinzaglio un cane scarno, e tirando un trolly grida verso di me.. ” mi scusi signore, dico a lei sul ponteggio, questo passaggio e’ troppo stretto non riesco a passare, e il mio cane ha paura..mi potrebbe aiutare a passare dall’altra parte del ponteggio?” “va bene signora scendo subito signora.” Non appena ebbi messo giù il piede a terra l’elegante signora mi si parò davanti con aria baldanzosa, ma subito sul suo viso apparve una espressione di sorpresa.”ma lei.. Lei è. Una donna?” Vestita con quella tuta sopra il ponteggio sembrava un uomo.. Con un sorriso malizioso allora gli risposi “cara signora l’abito non fa il monaco”.

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  4. Adele, occhi e capelli color delle castagne, testarda e impulsiva, aveva sempre creduto che prima o poi l’amore, quello vero, le avrebbe attraversato la strada e l’avrebbe fissata negli occhi, portandola ad un sì fiabesco. Così, forte di fede incrollabile, capitò che un mattino di gennaio conobbe Andrea che, disinvolta e con il grano nei capelli, sembrava portare con sé tutti i requisiti del sogno inseguito da Adele. Si avvolsero in un matrimonio repentino che di lì a poco assunse però, le tinte note della routine facendosi amore scarno, cantiere abbandonato, fatto di tubolari freddi, fastidiosi e stretti da attraversare.

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  5. Al di là dei pali dell’impalcatura vidi due signore si stavano salutando abbracciandosi.
    Una delle due aveva in testa uno strano e ingombrante cappello. Era ornato con delle piume di pavone trattenute da una cordicella.
    L’altra le cingeva le spalle cercando di evitare che le piume di pavone l’accecassero.
    All’improvviso un urlo. Una voce stridula urlò dal ponteggio…”attenzione”. L’argano cadendo dall’alto agganciò la cordicella e il cappello volò via.
    Le due donne superato lo spavento iniziarono a correre per acchiappare il cappello che oscillava e…paupulava. La signora in testa aveva un pavone.

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  6. eccomi. anno nuovo, sfida vecchia

    Angela si infila nel pertugio con la carrozzina. Aggirare l’impalcatura non ci pensa. ‘Rischio di finire arrotata’. La piccola comincia a strillare. «Calma, gioia» la rabbonisce, sfoderando un bel sorriso, il migliore che possiede. Del tutto inutile. A metà del passaggio si ferma per farle una carezza. Neppure un secondo dopo si ritrova con le chiappe per terra e la carrozzina sulle gambe. Solleva lo sguardo smarrita alla ricerca di spiegazioni. Vede solo il viso di una ragazzina abbarbicata sulla capotte, che ride con le lacrime agli occhi. La piccola strilla paonazza, Angela congestionata non riesce a dire neppure ‘Deficiente!’

    Pubblicata anche sul mio blog. http://wp.me/pNMKv-Hx

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  7. Li vide in lontananza, avrebbe dovuti passarci sotto, “che bei tubi innocenti” Livia pensò quella mattina mentre si recava in ufficio.
    Ogni volta che ne vedeva in giro tornava il ricordo di quando restaurava dipinti murali, di quando infilava la sua tuta bianca e cominciava a salire e scendere dalle impalcature fino a 20 metri da terra, e si caricava di solventi, di adesivi,di consolidanti, le piaceva tutto di quel lavoro anche la fatica, e poi la gioia quando preparava la tavolozza e ritoccava le lacune con quel pennelli a punta sottile, così sottile che le avevano fatto scoprire di poter essere anche una persona molto paziente.
    Lavorava costretta a curvarsi, torcersi, sostenersi per poter raggiungere tutte le zone della volta in pericolo.
    Stava lì intere giornate e non si annoiava mai, si sentiva in zona protetta e un po’ magica, fuori dal tempo.
    Ma la vita a volte ci porta dove non vorremmo andare, pensò. Era arrivata in ufficio.

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  8. “Finalmente! Quanta felicità! Grazie Dio mio per queste impalcature, era ora! Cosa penseranno le bambine quando le vedranno? Non ci posso ancora credere! Le devo svegliare, subito! Bambineee, piccoline mie, su, su, alzatevi. Venite a vedere, venite a vedere!”
    Anna e Federica si svegliarono di soprassalto, un po’ spaventate, ciascuna chiedendosi che cosa potesse essere successo. “Perché la mamma, sempre esagerata nella paura che prendiamo freddo vuole che usciamo senza il giubbottino? E perché è tanto agitata?”
    Le due bambine, confuse, rabbrividendo e tenendosi per mano, uscirono dalla tenda e seguirono la mamma. Girato l’angolo capirono. La ricostruzione era cominciata!

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  9. Ed io dovrei passare lì? Piuttosto passo per Via della Repubblica. Non ci entro. Ci fanno apposta per farti sentire grasso, rubicondo, obeso,ciccione. Non sono mai stato magro in vita mia. Vogliamo anche aggiungerci la mia claustrofobia? Non è uno spazio chiuso, ma stretto sì. Non ci passo. E se cade qualcosa ai muratori? Ma che davvero? Però ora mi trovo col fiatone, non sono mica magro io. Mi fa bene camminare, certo. Se fossi passato lì sotto però, mi sarei risparmiato questo respiro asmatico e la fronte sudata. Maledetto ponteggio e maledette fobie…e maledetta bocca. Mi è venuta fame.

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  10. No…ho sbagliato. Lo metto al femminile. 😣

    Ed io dovrei passare lì? Piuttosto passo per Via della Repubblica. Non ci entro. Ci fanno apposta per farti sentire grassa, rubiconda, obesa,cicciona. Non sono mai stata magra in vita mia. Vogliamo anche aggiungerci la mia claustrofobia? Non è uno spazio chiuso, ma stretto sì. Non ci passo. E se cade qualcosa ai muratori? Ma che davvero? Però ora mi trovo col fiatone, non sono mica magra io. Mi fa bene camminare, certo. Se fossi passata lì sotto però, mi sarei risparmiata questo respiro asmatico e la fronte sudata. Maledetto ponteggio e maledette fobie…e maledetta bocca. Mi è venuta fame.

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  11. Le tre streghe avevano perso le tracce. Con afflizione, si guardarono in quel vicolo cieco in cui erano finite. Era buio. Quel demone aveva preso il largo, lasciandole impotenti. La frustrazione crebbe in loro come mai era successo. Sembravano paralizzate, inermi. “Ci ha fatto un incantesimo!” – esclamò Lane. Janet intanto aveva avuto una visione. “Riesco a vederlo”. Col potere dell’empatia, percepì la sua energia e con uno sforzo enorme riuscì a fargli provare il male peggiore che esistesse. Il demone urlò, si dissolse e l’incantesimo svanì. Janet perse i sensi e subito Amy le fece orbitare via di lì.

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